Possono essere gli Archetipi guide dell’Anima?

Come possono gli Archetipi essere guide dell’Anima, ossia aiutare una persona a trovare la missione della propria Anima che è straordinariamente unica, mentre gli Archetipi sono Universali? Karl Gustav Jung risponderebbe di si :-).

È proprio questo lo straordinario mistero della nostra vita: tutti diversi; eppure, tutti riconoscibili nell’oggettività dei modelli che da sempre esistono nel mondo.

Quello che posso fare io non puoi farlo tu nella stessa maniera, in forza della nostra incredibile unicità. Lo sanno bene gli amanti della cucina: pur seguendo gli stessi ingredienti, gli stessi tempi, le stesse indicazioni, un piatto non viene mai come viene all’altro. Non c’è la stessa magia, non c’è lo stesso amore e non si tratta di meglio o di peggio: è diverso, è tuo, è suo. Ecco perché chi è sicuro di ciò che fa non teme rivali.

Gli Archetipi sono Universali

Gli Archetipi sono invece Universali: rimandano quel quid comune a tutti noi e ci fanno da specchio. Ci riconosciamo, o meglio, riconosciamo le parti di noi presenti in quell’Archetipo. Lo vediamo nei suoi aspetti di bene e di male.

Pensiamo alla Grande Madre: la Madre Terra, la Dea Kali, Eva, Maria, Lilith, la Strega cattiva, la Maga….è l’immagine dentro e fuori di noi, positiva e negativa e nella storia concreta, fiabesca o religiosa, non esiste l’una senza l’altra. Tutto in noi parla del lato positivo e negativo del modello di riferimento.

Guardo mia nipote che a tre anni giocava con la bambola, dandole da mangiare, cambiandola e rimproverandola, personalizzando cioè il modello di madre che ha ricevuto, integrandolo con il suo e diventa uguale a tutte e diversa da tutte, perché è lei, con il suo sorriso e le sue espressioni spettacolari.

 

Il patrimonio delle fiabe

I nostri antenati, nella loro saggezza, avevano una certezza nell’educare i figli: la vita ha i lati belli e quelli crudeli e dolorosi, quindi se voglio che mio figlio o mia figlia vivano al meglio debbo insegnare loro che esistono le prove e sono proprio quelle che gli daranno modo di scoprire il valore unico e imprescindibile della sua missione nel mondo. Ecco perché i riti d’iniziazione e le fiabe anche cruente o crudeli, soprattutto quelle più antiche nella loro prima stesura. E’ noto che Cappuccetto Rosso muore insieme con la nonna nella sua versione originale e solo successivamente viene inserito il cacciatore.

Le nuove generazioni hanno invece pensato che i bambini avrebbero potuto rimanere “scioccati” dalla crudeltà di

alcune storie, che i bambini vanno tutelati dal conoscere troppo presto la sofferenza o il dolore. Amore, certo, ma non ci siamo resi conto che questa tutela rende la persona più fragile, e non educa alla fiducia in se stessi, perché il Lupo Cattivo esiste, esiste davvero. Esiste fuori e dentro di noi, inutile negarne l’esistenza o gli effetti del male che produce.

A differenza di noi adulti il bambino proietta immediatamente nei personaggi delle fiabe le proprie emozioni o le emozioni delle persone che si occupano di lui. Vedere, sentire e sapere che non è solo ad affrontare il Lupo lo tranquillizza. Ciò che è visto e conosciuto può essere affrontato e questo infonde fiducia.

 

Risvegliare l’Eroe dentro di noi

Ci sono grandi patrimoni poco noti e tra questi c’è il capolavoro di Carol S. Pearson. Nel suo libro elenca dodici archetipi per trovare sé stessi e lo fa immaginando l’itinerario di un viaggio. Ispirandosi cioè ad un altro grande capolavoro che è quello del Viaggio dell’Eroe di Cristopher Vogler.

Gli autori che parlano degli Archetipi sono molti, personalmente amo l’itinerario di Carol S. Pearson perché ne ho sperimentato e ne sperimento l’efficacia. Divide gli Archetipi in tre gruppi corrispondenti alle fasi del viaggio (preparazione, viaggio e ritorno) o della persona (Io, Spirito e Sé).

                       

Conciliare il metodo delle Costellazioni Familiari con gli Archetipi

Il metodo delle Costellazioni Familiari valuta l’influenza delle questioni irrisolte nel nostro albero genealogico in relazione ai disagi o problemi che una persona si trova ad affrontare, magari in maniera ciclica o ripetitiva. Studiare tutto questo alla luce degli Archetipi permette di evidenziare il tema ricorrente. Facciamo l’esempio con l’Archetipo dell’Orfano.

L’Orfano è il bambino rimasto solo, senza la cura e la premura dei genitori o delle figure di accudimento. È colui che dovendo sopravvivere attiva le risorse interiori, ma rimane con il grande vuoto della figura genitoriale esterna. Impara a sopravvivere nella necessità, a badare a sé stesso nella rabbia di non potersi permettere di affidarsi. La paura di essere di nuovo abbandonato non gli permette di rischiare la fiducia verso le persone che si vogliono prendere cura di lui o di lei, eppure la loro mancanza è una voragine. Si nasconde così all’immagine falsa di sé come forte, capace di fare a meno degli altri e, là dove ci riesce, diventa invincibile.

Invincibile e inarrivabile. L’autosufficienza diventa il suo scudo, la sua corazza, il guscio dentro il quale può piangere in segreto il suo essere abbandonato e solo.

Quanti Orfani nella storia, quanti nella tua storia di famiglia, quante esperienze orfanizzanti nella tua vita.

 

Incontrare l’Archetipo dell’Orfano

Affrontando l’Archetipo dell’Orfano con il metodo delle Costellazioni Familiari ti permetti di aprire il guscio, abbassare lo scudo, sperimentarti Figlio. Questa meravigliosa esperienza non sana soltanto la tua ferita, ma quella dell’intero sistema di appartenenza, perché siamo tutti connessi, tutti canali di energia all’interno della nostra famiglia.

Nelle fiabe trovi spesso la figura dell’Orfano, colui che fa tutto il percorso di redenzione per arrivare alla posizione di regalità che gli spetta, ma non c’è Orfano che non debba attraversare la prova o le prove di fiducia verso un altro e verso se stessi: Il Gatto con gli Stivali, Cenerentola, Vassilissa, la spada nella Roccia…nessuno si salva da solo: l’Orfano guarisce quando si sperimenta finalmente Figlio.

“Ironia della sorte, quanto più viviamo in maniera falsa e insincera per proteggerci dalla ferita, tanto più Orfani, feriti e delusi diventiamo: A questo punto ci siamo sostanzialmente ritorti contro noi stessi.” (C. Pearson, p.103)

L’Orfano, colui che si chiude nell’autodeterminazione rinunciando all’abbraccio genitoriale, rinuncia a cercare la missione della propria Anima, rinuncia a realizzare i doni del suo vero Sé.

 

l’Archetipo dell’Orfano in “Lion, la strada verso casa”

Chi non lo ha visto lo deve vedere. Lion, La strada verso casa, è la rappresentazione cinematografica di quanto stiamo affrontando. Lion non riesce ad essere sé stesso se non ripercorrendo a ritroso la strada verso casa per sentirsi nuovamente figlio, nel ritrovare le sue radici, la sua terra e la sua storia. Il fratellastro che si nutre di surrogati, invece di affrontare il viaggio, muore, non ce la fa.

Nella scena sul treno vuoto ognuno di noi può vedere il proprio grido di disperazione, di solitudine e di vuoto che l’esperienza di sentirsi orfano ha procurato. Nessuno è esonerato da questa esperienza. Può cambiare l’intensità, la percezione, la modalità, ma tutti attraversiamo quel dolore. È il dolore della nascita, del distacco, della solitudine infinita. Quel dolore che diventa ferita esiste per essere sanata e trasformarsi in sorgente di amore e dignità: comunione con l’Anima.

Mi direte che Lion trova la forza del viaggio nella percezione di essere stato profondamente amato, ed è vero. È questa la fiducia che ci viene richiesta, di credere che siamo profondamente amati da sempre, e non perché siamo bravi o buoni, ma perché degni di essere amati in quanto Figli.

 

Conclusione

L’Amore ci precede, ci contiene, ci attende. È l’unico sentimento che genera la vita e la permette. Se lasciamo vincere dentro di noi la convinzione che la nostra parte egoica è più forte, che nulla e nessuno potrà salvarci, resteremo eternamente soli ed incapaci di relazioni vere. Saper vedere il proprio problema come simile a tanti altri e riconoscere quella parte di se stesso in un Archetipo mi fa sentire parte dell’umanità ed unico nell’atteggiamento da assumere nei suoi confronti.